Aver cura della persona malata, e della sofferenza che accompagna il suo cammino di vita, è compito di ognuno di noi e, ancora più, dell’intera Comunità cristiana che si sta interrogando sulle sue sembianze profonde, frutto del Cammino sinodale in atto.
È questo il richiamo che proviene dal Messaggio che Papa Francesco affida a tutta la Chiesa in occasione della XXXII Giornata Mondiale del Malato, che sarà celebrata il prossimo 11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes. Il documento pontificio prende spunto da un passaggio del libro biblico della Genesi «Non è bene che l’uomo sia solo» (2, 18) e ha come tema «Curare il malato curando le relazioni».
Solitudine e, a volte, anche indifferenza si accompagnano sovente ad una profonda sofferenza che investe il mondo della malattia, della disabilità e della fragilità, e ci rendono “disumani”. L’esperienza della fragilità in tutte le sue multiformi espressioni è, invece, una storia che ci invita all’attenzione, ad aprire gli occhi del corpo, della mente e del cuore per riscoprire e approfondire una cultura dell’attenzione che trova esplicitazione concreta in una cura delle relazioni.
Il Messaggio del Papa, richiamando l’immagine iconica del Buon Samaritano che si commuove e si prende cura del prossimo, ricorda a tutta la Chiesa e a ciascuno che la figura più adulta della nostra testimonianza è la «fede che opera per mezzo della carità» (Gal 5, 6), la fede che si incarna nell’amore.
Nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, tanto cara alla pietà popolare e al mondo della sofferenza in particolare, il Messaggio del Papa attesta che una Chiesa materna, che guarda a Maria come suo modello, è una Chiesa che non ha paura di avvicinarsi, di toccare, di abbracciare e di coinvolgersi, obbediente alla logica dell’Incarnazione: una Chiesa che ha il coraggio di uscire dalle porte, di andare verso le frontiere e verso le periferie esistenziali, quelle stesse che emblematicamente si rispecchiano nel volto della sofferenza e della fragilità.
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