Carissimi insegnanti di religione, le scuole non riapriranno se non quando ci sarà la certezza che il quadro epidemiologico permetterà di fare ritornare i nostri ragazzi a scuola nella massima sicurezza. Sono a conoscenza che tanti docenti di religione stanno facendo più di quello che elaboravano in classe. Questo diventa un grande segno di professionalità e di passione educativa.
La chiusura forzata delle scuole, a causa del coronavirus, ha portato all’adozione del metodo a distanza. Sento parlare di video, app, lavagne in condivisione, documenti scaricabili sulla piattaforma gratuita, esercizi collaborativi. Se fossi ancora insegnante sarei in grande difficoltà. Sono uscito dall’insegnamento quando iniziavano a montare le prime lavagne luminose nelle aule. Vi comprendo nella vostra fatica e vi ammiro nello sforzo che affrontate, mettendo a prova tutta la vostra disponibilità e capacità creativa. Con le mie tre parrocchie, facendomi aiutare, sono costretto a lavorare come voi: cerco di offrire spunti di riflessione per i miei fedeli (A.C.R., giovanissimi, giovani, adulti), trasmetto la Santa Messa e la via crucis via facebook, ho creato la rubrica Una poesia al giorno. Insomma, faccio quello che posso e che riesco. Oltre l’importanza di trasmettere contenuti, è fondamentale non perdere il contatto con gli studenti della scuola di ogni ordine e grado, chiaramente servendosi delle famiglie per i più piccoli.
Riporto una frase estrapolata dalla lettera che il cardinal Gualtiero Bassetti ha rivolto ai sacerdoti ed ai religiosi, ma che vale anche per voi: “Trovo doveroso rivolgere un pensiero a voi per la bella testimonianza che state offrendo ai fedeli. State davvero esprimendo il volto bello della Chiesa amica, che si prende cura del prossimo”. Il vostro essere insegnanti di religione, prima di definirlo “mestiere”, va definito “vocazione”. Vi rivolgo allora anch’io un invito: “Continuate ad offrire anche i contenuti più semplici … ma continuate”. Ieri entrando nella mia chiesa di Quartesana ho trovato una mamma in preghiera davanti al crocifisso. Mi ha chiamato ed io le ho dato ascolto. Mi ha chiesto di trovarle un pallone per suo figlio: “Sa, al mattino segue le lezioni nella sua camera, ma al pomeriggio vorrebbe dare due calci contro il muro esterno della nostra casa”. Dopo una piccola ricerca ho messo un pallone usato sotto l’altare, il giorno dopo non c’era più. Ecco, per dire che si fa pastorale come si può.
La Pasqua del Signore si sta avvicinando. Sarà una Pasqua diversa, ma sappiamo che la risurrezione di Gesù non dipende dalle circostanze del momento. Grazie carissimi insegnanti di religione: le gioie e le prove sono pagine dello stesso libro che scriviamo durante la nostra vita.
Con grande stima
don Vittorio Serafini
Direttore ufficio IRC Arcidiocesi Ferrara-Comacchio
Ferrara 23 febbraio 2020